La trasparenza fa bene…anche alle non profit

Tra norme vecchie e nuove aumentano gli obblighi di trasparenza e rendicontazione per il Terzo Settore.

Molti dirigenti non profit vedono questi obblighi come uno spreco di tempo ed energie che potrebbero essere utilizzati per le attività sociali.

In realtà le regole sulla trasparenza servono ad avere maggiore contezza delle azioni svolte all’interno degli enti e dei fondi che vengono utilizzati.

Nell’ottica, tra l’altro, di stanare i soggetti disonesti, che sottraggono risorse economiche preziose alla comunità e gettano discredito su tutto il Terzo Settore.

Di seguito faremo un riepilogo di tutte le norme già in vigore e di quelle che entreranno in vigore in futuro.

Così che i dirigenti possano avere la situazione sempre sotto controllo.

 

Le informazioni da pubblicare online

Gli enti dovranno pubblicare sul proprio sito web le seguenti informazioni:

  • eventuali emolumenti, compensi o corrispettivi a qualsiasi titolo attribuiti ai componenti degli organi di amministrazione e controllo, ai dirigenti nonché agli associati (per enti con entrate superiori a € 100.000/anno);
  • contributi o altri benefici pubblici  ricevuti nell’anno precedente (solo se superiori a € 10.000);
  • rendiconto o bilancio annuale con la  relazione di missione  (completo di dettaglio sulle eventuali raccolte fondi);
  • bilancio sociale  (per enti con ricavi oltre il milione di euro);
  • comunicazioni trimestrali su erogazioni e destinazioni delle somme relative al  Social bonus.

Bisogna fare però un paio di precisazioni.

 

Pubblicazione degli emolumenti

L’obbligo proviene dal  Codice del Terzo Settore  ed entrerà in vigore nel 2019.

In seguito la nota n.293/2021 del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha fornito alcuni chiarimenti sulle  modalità di pubblicazione  on line.

 

Pubblicazione dei contributi pubblici

L’obbligo deriva dalla  legge n.124 del 4/08/2017  e ci sono pareri discordanti sulla sua entrata in vigore perché sono stati pubblicati giudizi opposti da parte di due Ministeri, che hanno generato molta confusione sia tra gli enti che tra gli addetti ai lavori.

La  sentenza  del Consiglio di Stato però ha messo fine ai dubbi: l’obbligo decorrerà da febbraio 2019.

Successivamente, il  D.L. 34/2019  ha:

  • modificato la scadenza per la pubblicazione;
  • modificato le informazioni da pubblicare;
  • introdotto le sanzioni.

Ne abbiamo parlato ampiamente in  questo articolo.

 

I documenti da depositare

Oltre a tutte le informazioni da pubblicare sul sito web dell’ente, non bisogna dimenticare che alcuni documenti devono essere anche depositati.

L’obbligo riguarda gli enti che si iscriveranno al  Registro Unico Nazionale del Terzo Settore  (RUNTS).

Tali enti, per mantenere l’iscrizione, dovranno trasmettere i seguenti documenti, entro il 30 giugno di ogni anno:

  • rendiconti e bilanci annuali;
  • relazione di missione;
  • bilancio sociale (ove obbligatorio = ricavi oltre il milione di euro);
  • rendiconti delle raccolte fondi.

Inoltre dovranno comunicare le seguenti informazioni entro 30 giorni:

  • variazioni dati dell’ente;
  • modifiche statutarie;
  • delibere di trasformazione, fusione, scissione, scioglimento,estinzione, liquidazione e cancellazione (con le generalità dei liquidatori).

Cosa succede all’ente che non adempie a questi obblighi sulla trasparenza?

Potrebbe essere  cancellato dal Registro,  perdendo la qualifica di Ente del Terzo Settore (ETS).

 

La trasparenza passa per il web

Molte delle norme che abbiamo elencato prevedono che documenti e informazioni vengano pubblicate sul sito web dell’ente (o della  rete associativa  di riferimento).

Molte organizzazioni si accontentano di una pagina Facebook (quando va bene) perché è gratis.

Ma oggi qualsiasi ente si presenti senza una “carta d’identità” chiara (cioè un sito) e un “curriculum” di attività (cioè articoli, rendiconti, foto, ecc.) non è credibile agli occhi di possibili finanziatori o dei donatori.

Anche gli Enti pubblici hanno iniziato a tenerne conto.

Senza contare che Facebook non è una piattaforma aperta a tutti, quindi ad oggi non è chiaro se possa essere utilizzata per adempiere agli obblighi di pubblicazione dei dati.

Potrebbe comunque essere usata provvisoriamente, seguendo alcune accortezze (per avere maggiori informazioni su questo punto  scrivici).

Inoltre che succederebbe se Facebook passasse di moda?

Probabilmente gli enti migrerebbero su una nuova piattaforma perdendo tutti i contatti acquisiti negli anni e lo storico dei dati pubblicati.

Per dirla con una battuta: un sito è per sempre, Facebook non è detto.

 

In conclusione

La trasparenza è sacrosanta e bisogna abituarsi sia a valutare l’impatto delle attività realizzate che a comunicarle (con il racconto e con i numeri).

Sicuramente gli obblighi elencati in questo articolo richiederanno un maggiore investimento di tempo e attenzione da parte dei dirigenti non profit.

Soprattutto quelli di organizzazioni con bilanci contenuti e che non sono abituati a redigere tanti documenti o a seguire molta burocrazia.

Sarà sempre più difficile gestire l’amministrazione di una organizzazione non profit in maniera “casereccia”, senza avere una base di conoscenze e competenze (ma per questo possiamo dare una mano noi,  chiedici come).

Il lato positivo di questa trasformazione è che si apriranno nuove opportunità, perché i dirigenti impareranno a:

  • comunicare,  cioè a non guardare solo il proprio ombelico;
  • attrarre nuovi volontari;
  • presentarsi a possibili finanziatori/donatori;
  • costruire reti e partnership su obiettivi specifici;
  • rendere partecipe la propria comunità di riferimento, diventando così ancora più incisivi.

Quindi forza e coraggio! Il futuro è da questa parte.

Vuoi maggiori informazioni su questo argomento? Vuoi sottoporci un caso specifico?  Scrivici.